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Sommaguggio

Sommaguggio

Per chi viene da Magreglio, all’ingresso di Civenna, sorge un grazioso santuario dedicato alla Madonna: Divae Mariae Sacrum, come dice la piccola lapide nera sopra la porta.
E il santuario detto di Sommaguggio. Non sarebbe difficile stabilire l’origine di tale denominazione, se il nome di Guggio dato al terreno su cui sorge il santuario, si potesse riconnettere col nome latino di jugum (giogo), significando in tal caso summum jugum (la sommità del giogo), come le terre degradanti dal santuario verso il lago sono dette sotto Guggio (sub jugo; sotto il dosso). Infatti la chiesetta sorge in cima ad un dosso che fa riscontro all’altro dosso lontano di Magreglio, dove sorge un altro consimile santuarietto dedicato a Maria, quello del Ghisallo.

Quando sia stata eretta la chiesina di Sommaguggio non ci è dato di sapere, a causa del cattivo stato in cui giunse a noi l’archivio parrocchiale, ed anche perché il copioso archivio della fiorente confraternita, che ebbe poi sede in quel santuario, andò fatalmente disperso nella soppressione del feudo.

In occasione però dei restauri fatti al santuario, negli anni 1908 -’09, vennero alla luce all’interno dei tratti di antichissimo cornicione di stile lombardo ad ovuli; dietro la chiesa poi si può ancora vedere l’antica struttura lombarda dell’abside con la caratteristica sua trifora, finestra che ora è murata. Ora tutto ciò induce a ritenere che, probabilmente, questa cappella è contem­poranea all’oratorio di san Rocco, eretto nel 1382 all’altro capo dell’abitato del paese verso Bellagio. Però il primo documento giunto fino a noi che parli della chiesetta della Vergine, non è che del secolo XVII; è una lettera che il civennese Messer Sisto Bellier, che si trovava a Roma, scriveva al padre vicario e curato di Civenna. Vi si legge:
” … Per conto della Madonna di somaguco io vo procurando di aver qualche grande devozione et spero di avere una indulgenza gran­dissima che ogni volta che si piglia su la perdonanza a detta madona si piglia su almanco cinquanta anni indulgenza per sempre e poi una volta l’anno il giorno della festa sarà indulgenza plenaria ma abbiso­gna che faccia fare il quadro qui a Roma a ciò possa andare inanci al papa che li darà la sua benedizione e questo negocio la per le mane il rev. padre generale di capucini il fratello del papa che era capucino adesso è gardinale et io spero in Dio di aver quel gran dono, se piace a Dio e la Madona”.

Manca la data dello scritto ma nel 1627 quanto si diceva in questa lettera si compiva. E’ del 3 maggio 1627 infatti un’altra scrittura che dice: “Io Giovan Mario Giraldi ho fatto a Messer Sisto Bellier un quadro di una Madonna di Loreto di palmi sette in circa per precio di scudi sette, li quali scudi sette mi sono stato pagato dal detto messer Sisto et avendomi esso m. Sisto ricercato la detta fede, ecc. ecc.”.

È la tela appunto che noi vediamo sull’altare del santuario e che porta scritti i nomi del donatore Sisto Bellier e del pittore Giraldi di Roma.

La “festa” a cui allude la lettera (quanto piena di sentimen­to religioso, altrettanto zeppa di errori d’ortografia) del Bellier, doveva essere la grande festa o sagra del paese che ancora adesso si usa celebrare il 15 agosto, solennità dell’Assunta. Urbano VIII, il papa di allora, non fu avaro di grazie spirituali a questa chiesetta civennese. Ci furono poi diverse posteriori concessio­ni o conferme di indulgenze. Così da quell’epoca cominciò per il santuario un periodo di sempre maggior fama e devozione, e si chiamò (come appare da antiche stampe) il Santuario della B. V di Loreto detto di Sommaguggio nella Terra di Civenna, o anche più semplicemente, della Madonna di Loreto.

È del 1635 un registro intitolato Libro nel quale sono registra­te le grazie fatte a diversi da M. V intitolata la Madonna di Loretho di Somagugio di Civenna, Terra posta sopra il lago di Lecho. Ed è del seguente anno 1636 l’origine della confraternita del santuario, denominata del SS. Rosario, od anche della Madonna Lauretana di Sommagugio, come appunto si rileva da un manoscritto dell’ar­chivio parrocchiale: “Serie cronologica dei M. Rev. Padri Vicari e Curati che hanno avuto la direzione spirituale di essa Confraternita:

Giusto Pirottino senior 1636
Maurizio Rainoni 1640
Cipriano Origoni 1642
Ottavio Cucca 1645
Giambattista Griviotti 1646
Lattanzio Appiani 1647
Pio Torriani 1648
….Ronzoni 1653
Carlo Micheli 1653
Ambrogio Cassina 1654
Pio Torriani (suddetto) 1660
Cesare Terzago 1668
Giusto Pirrotino junior 1669
Agostino Pisoni 1673
Salvatore Scaccabarozzi 1679
Carlo Giuseppe Pessina 1689
Baldovino Castiglioni 1714
Barnaba Sartirana 1733
Fulgenzio Biumi 1737
Antonio Formenti 1755
Gaetano Maria Volpini 1755
Giusto Pirottino senior 1636
Maurizio Rainoni 1640
Cipriano Origoni 1642
Ottavio Cucca 1645v Giambattista Griviotti 1646
Lattanzio Appiani 1647
Pio Torriani 1648
….Ronzoni 1653
Carlo Micheli 1653
Ambrogio Cassina 1654
Pio Torriani (suddetto) 1660
Cesare Terzago 1668
Giusto Pirrotino junior 1669
Agostino Pisoni 1673
Salvatore Scaccabarozzi 1679
Carlo Giuseppe Pessina 1689
Baldovino Castiglioni 1714
Barnaba Sartirana 1733
Fulgenzio Biumi 1737
Antonio Formenti 1755
Gaetano Maria Volpini 1755

Però l’elenco dei priori di detta confraternita che fa seguito a quella serie (e che prosegue fino ai primi anni del secolo XIX) non comincia che con l’anno 1638: ed è a stampa un Catalogo dei Confratelli della Ven.da Confraternita della B. V. Maria Lauretana del SS. Rosario canonicamente eretta l’anno 1638 nel Santuario di Somaguggio entro la Parrocchia di Civenna di niuna Diocesi, aggre­gata di poi alla Veneranda Arciconfraternita della SS. Trinità dei Pellegrini dell’Alma città di Roma.

Rimangono infatti molti diplomi di aggregazione della confraternita civennese ad altre congregazioni religiose, con partecipazione agli ascritti di tutte le loro numerose indulgenze e privilegi: tra questi diplomi (tutti del Settecento e in gran parte dovuti allo zelo del sacerdote civennese Francesco Aurelio Strada), una bella pergamena a stampa con cui l’arciconfraterni­ta della SS. Trinità di Roma si aggrega la confraternita civenne­se.

Ci manca l’atto ufficiale dell’istituzione canonica di questa nostra confraternita, come pure il regolamento o statuto di essa. 

Tuttavia a quel citato Catalogo dei Confratelli fanno seguito alcuni Avvertimenti, che dicono: “La mancanza de’ nomi e Cognomi delli Confratelli arrollati dalla Fondazione della Confraternita insino al termine del passato diciasettesimo secolo è stata cagionata dallo smarrimento delle tavolette in cui solevansi annualmente registrare: e che molti fossero, fuor d’ogni dubbio ce lo assicura la costante tradi­zione appoggiata alla grande divozione sempre conservata dal popolo di Civenna verso questa miracolosa immagine di Maria sotto l’anto­nomasia di Somaguggio, la quale alla pubblica divozione in detto Santuario fu esposta nel sesto lustro dell’anzidetto secolo. Furono altresì zelantissimi, come ce lo fanno credere la Fabbrica del Santuario istesso e del suo bel campanile: il fornimento delle tre campane e gli addobbi allestiti e li Fondi a larga mano donativi.

Chi ha intrapresa la incombenza di far stampare la Serie degli Ascritti nel corrente secolo, altro riflesso non ha avuto che di porre sotto l’occhio di ciascuno il tempo in cui fu arrollato in questo Mariano Consorzio, acciocchè, considerando se, giusta le promesse date nell’Accettazione, abbia le proprie obbligazioni verso la Regina del Cielo adempiute, qualora sovvengasene manchevole, ed esserne più puntuale in avvenire dispongansi, coll’accorrere sollecitamente nel mattino dei giorni festivi, al canto dell’Ufficio Mariano e con essere pronto ad ubbidire a quanto imporrà il M. Rev. Padre Vicario Direttore ed il sig. Priore: vestendo l’abito in tutte le prime domeniche del mese, nelle Feste Mariane e nelle altre solite occorrenze, per assi­stervi devotamente alla Messa solenne, alli Vespri, alle Processioni, ecc.

Il vero Confratello non deve lasciare altresì di intervenire nei cinque giorni stabiliti insino dalla fondazione, dopo le cinque feste della Madonna, all’Ufficio e Messa di Requie in Cantu che si celebra­no in suffragio de’ Confratelli Defonti, come ancora alla Messa ed Ufficio che celebrasi dopo il passaggio di qualunque Confratello, ram­mentandosi che ella è carità reciproca.
Restavi finalmente da suggerire essere un errore troppo manife­sto quello di que’ Confratelli, li quali per non saper leggere suppon­gonsi, sotto titolo di tale difetto, bastantemente scusati dall’interveni­re a tutte le sopramenzionate funzioni: e però qualora essi non trovinsi legittimamente inpediti ponno accertarsi di mancare al dovere di Confratello essendo loro facile il supplire al divisato difetto col divota­mente esser presenti, impiegandosi secondo l’abilità propria, senza puntigli, e recitando, massime al tempo dell’Ufficio, il loro Rosario.
E’ questo un interesse della propria salute che mover deve qual­sivoglia Confratello ad abbracciare gli Avvertimenti che gli si porgo­no: perché approfittandosi de’ tanti spirituali Tesori procurati alla Confraternita, col frequente esercizio di pie operazioni, acquistare si possa quel premio che nel Cielo sta preparato alli veri divoti e figli di Maria. Vivete felici”.

Dalle carte dell’archivio parrocchiale veniamo ancora a sapere che nei riguardi dell’antica confraternita civennese:

Vi erano iscritti non solo i civennesi ma anche moltissi­mi della Vallassina e del Lago: ricorrono infatti negli elenchi che possediamo i nomi di persone di Magreglio, di Barni, di Lasnigo, di Limonta, di Onno, di Vassena, di Olcio, di Lierna, ecc. Questi elenchi cominciano nel 1638 e giungono fino al 1775.
Si usava fare ogni anno la cerca o raccolta delle olive per le terre del Lago di Lecco e di Como allo scopo di mantenere sempre accesa una lampada all’immagine della Madonna di Loreto, promettendo in premio ai generosi offerenti di suonare “le campane ancor vergini per così difender le campagne da ogni mole­stia occorrer possa massime in stagione calda, conoscendosi miracolo­so eziandio il loro suono”.
Presiedevano alla confraternita i seguenti incaricati, che venivano eletti ogni anno, e cioè: un priore, un sotto – priore, un tesoriere, un cancelliere, quattro consiglieri, quattro sagrestani, quattro assistenti alle sacre funzioni (o porta torce), quattro promo­tori delle bussole o raccoglitori delle offerte (a Torino, a Milano, a Bergamo e a Pavia), due infermieri (per i confratelli ammalati), due portastendardi e quattro regolatori (delle processioni). E per le donne: una priora, una sotto-priora e due infermiere.

Nel 1703 con un rescritto di papa Clemente XI veniva eretta canonicamente nella chiesa parrocchiale di Civenna la Compagnia del SS. Sacramento. Un’antica Tavola delli Officiali, che prima semplicemente nominava la Ven.da Confraternita del SS. Rosario di Civenna, da allora si chiamò: della Ven.da Confrat. del SS. Sacramento nella Parrocchiale. All’ immagine quindi che accompagnava quella tavola (ora della Madonna del Rosario, ora della Madonna di Loreto con le parole Sodalitio B. V. M. Lauret. de SS. Rosario in Somaguggio Civenae. Null. Díoec.) fu aggiunta anche quella del SS. Sacramento, oltre lo stemma abbaziale. Le due confraternite – del Rosario in Sommaguggio e del SS. Sacramento nella par­rocchiale di san Materno – coesistettero fino al 26 luglio 1786, quando cioè il Padre Abate Padrone (come si dice appunto nei documenti) ordinò che di due Confraternite se ne faccia una sola nella forma, cioè quella del SS. Sacramento. Così nel 1786 cessò di esistere l’antichissima confraternita del Rosario e non vi fu che quella del SS. Sacramento. Non si volle però mai cambiare il vecchio abito rosso con pellegrina e cappuccio azzurro; e quando il parroco Prato, per ottemperare alle superiori istruzioni, volle introdurre il vestito bianco con pellegrina rossa per la compagnia del SS. Sacramento, incontrò opposizioni che lo costrinsero ad assentarsi per parecchi giorni dalla tumultuante parrocchia.
La confraternita del Rosario aveva un proprio stemma (la Madonna di Loreto tra due angeli che tengono un cero acce­so e due lampade pendenti sopra gli angeli – come nel dipinto del Giraldi), stemma col quale sono intestate tutte le circolari o avvisi a stampa che si conservano nell’archivio parrocchiale.

Spesso tale immagine di intestazione è accompagnata da quella dell’arciconfraternita romana della SS. Trinità, sia sotto forma di un triangolo raggiante, sia sotto forma dell’Eterno Padre che sostiene la croce dalla quale pende il Figlio Gesù, sormontato dalla colomba raggigurante lo Spirito Santo.

Le numerose e notevoli indulgenze (anche sotto forma di Perdono per il giorno dell’Assunta, festa della confraternita civennese)
La fiorente compagnia aveva anche un beneficio (Beneficio Bolgé) con il quale poteva avere un cappellano per celebrare e funzionare nel santuario.
Con la nascita della confraternita agli inizi del Seicento, si incominciò anche il lavoro di abbellimento del santuario.
Nel 1629 si lavoravano le pietre per costruire l’artistico campanile.
Si aggiunse un pronao nel 1634, con sopra una tribuna aperta con balaustra, all’interno della chiesetta.

In occasione dei restauri interni, nel 1640 si faceva la nuova pavimentazione della chiesa in pietra nera. Nel frattempo continuava il lavoro per la costruzione del campanile e, benché non fosse ancora ultimato, la confraternita ordinava la fusione della prima delle tre campane di Sommaguggio a Giovanni Bonavilla di Lugano.

 

Il santuario divenne la vera chiesa dei civennesi, mentre la parrocchiale di san Materno si poteva chiamare la chiesa dei monaci e del monastero. Ecco perché la festa del 15 agosto finì per essere la sagra stessa del paese.

Nel 1644 l’ing. Tajada (o Faiada) di Como disegnava la parte superiore del campanile (arieggiante alquanto quella della torre campanaria della prepositurale di Asso), che però nel 1652 non era ancora terminato.

E’ del 6 marzo 1685 il contratto stipulato tra la confraternita (a mezzo del suo priore Ambrogio Fioroni e del tesotiere Donato Cermenati) e un Ambrogio Landi di Olcio, scalpellino, per posare nel pronao un pavimento in pietra nera come quella dell’interno della chiesa.

Si ricordavano in modo particolare della Madonna di Sommaguggio i civennesi assenti dal paese per i loro traffici e i loro commerci; una parte del loro guadagno la destinavano per il culto della Vergine santa, loro patrona. Si distinsero tra gli altri i civennesi che erano a Torino, i quali pensarono di donare al santuario un bel simulacro dell’Assunta da portare in proces­sione nel giorno della sagra.

Furono appunto tali commercianti di Torino (tra i quali Giuseppe Bolgè di Angelo, Giuseppe Bolgè di Giacomo, G.Batt. Bolgè di Rocchetto, Bernardo Cermenati, G.Benedetto Bolgeri, G.Bernardo Strada, Carlo Antonio Vidario, Carlo Fioroni e altri) che nel 1735 mandarono la bella statua in legno, dipinta e dorata, dell’Assunta (con uno sfarzoso trono, pure scolpito in legno e dorato): simulacro che oggi si venera (come abbiamo già ricordato) nella chiesa parrocchiale.

Il 6 agosto di quell’anno 1735 (era appunto il primo giorno della novena dell’Assunta) il civennese prevosto di Perledo, don Baldassare Cermenati, benediceva il simulacro, che veniva solennemente portato in processione il giorno 15.
Il simulacro veniva poi riposto in un armadio del santua­rio, da cui lo si toglieva per la processione nel giorno dell’Assunta, portandolo alla chiesa parrocchiale, dove veniva esposto tra lumi e fiori, quindi in processione per le vie del paese. Ma, come si è già detto, nel 1851 si costruiva nella chiesa parrocchiale la cappella di mezzo a sinistra, dove il simulacro dell’Assunta trovava più degna sede del tarlato armadio della sagrestia del santuario.

Nella primavera del 1756 si era provveduto a restaurare il campanile del piccolo tempio; mentre maturava l’idea di costruire un bell’altare in marmo, come meritava la venerata immagine di quella Madonna che aveva dato al santuario il titolo popolare di “B. V. Maria delle Gratie”. E’ l’altare che ancora oggi ammiriamo.
Nel 1909 si lavorava per i restauri della decorazione del santuario. Il pittore Emilio Griffini curava gli ornati e il prof. Andreani, sotto la direzione del Prof. Beghè e del prof. don Ambrogio Moioli, si occupava delle due medaglie raffiguranti la gloria di angeli. Furono quindi collocate su apposite mensole alle pareti laterali quattro belle statue colorate rappresentanti sant’Agnese, san Luigi, san Giuseppe, sant’Antonio abate.
Il 13 giugno 1942 si inaugurava il nuovo pavimento del portico del santuario, dono del sig. Guido Pini, poiché il vec­chio pavimento era troppo deteriorato.

Poco dopo la mezzanotte del 25 giugno 1953 con uno spa­ventoso fragore il fulmine colpiva l’angolo est della cella cam­panaria dell’artistico campanile del santuario.
Dall’impressionante squarcio prodotto, precipitavano a terra frantumandosi quintali di granito, abbattendo parte della cinta di muro della villa Mainardi. Il fulmine è sceso nel campa­nile, ha attraversato l’altare, è entrato in sagrestia, nel riposti­glio, per uscire poi dalla piccola finestra, dopo aver sfiorato la statua dell’Assunta (che era stata trasportata qui, a causa dei restauri della chiesa parrocchiale).

Il tetto della nostra chiesetta reclamava delle riparazioni, che venivano fatte nel maggio del 1955. Si chiamava il sig. Luzzani Giovanni di Pognana, tecnico nella lavorazione dei tetti in pietra, per avere un suo parere e quindi mettersi subito al lavoro, con la collaborazione di tutta la popolazione, nel materiale, nella prestazione d’opera e nelle offerte.

Nel 1960 tutto il paese s’impegnava nei lavori di restauro del santuario: muratori, manovali, pittori, falegnami. Tutto era pronto per il 25 marzo, solennità dell’Annunciazione.

Si può ben dire che, fra le chiese del paese, il santuario è quello che sta più a cuore ai fedeli civennesi per la sua anti­chità, per la sua storia e soprattutto per la devozione alla Madonna di Sommaguggio.

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